5 Anime isekai dove il protagonista è op
Venire trasportati in un nuovo mondo, che sia completamente nuovo o basato su un videogioco, è sicuramente una grande esperienza. Tantissime opere giapponesi iniziano con questa premessa, dando vita al trend degli isekai, che abbiamo già ampiamente trattato in un altro articolo. Ma cosa potrebbe aggiungere un pizzico di originalità a questo genere? A quanto pare, avere dei protagonisti dai poteri impressionanti, essendo di fatto imbattibili, è qualcosa che sta diventando comune in alcuni isekai. Di seguito troverete 5 anime isekai dove il protagonista è op!
5 anime isekai dove il protagonista è op
Per protagonista op (overpowered) si intende appunto un personaggio che ha un livello di potere così elevato che è oltre ogni aspettativa, riuscendo a vincere qualsiasi scontro grazie alle sue abilità. Se siete interessati a opere con questo tipo di protagonista, potete dare un’occhiata ad un altro nostro artico simile, ma riguardo anime che non sono isekai. Cominciamo dunque ad elencare questi 5 anime isekai dove il protagonista è op.
No Game No Life
No Game No Life è una serie di 12 episodi tratta dalla Light novel di Yu Kamiya e prodotta da Madhouse. Nella vita quotidiana i fratelli Sora e Shiro sono due hikikomori e NEET. Al contrario, nel mondo dei videogiochi sono una coppia invincibile. Sono talmente forti da diventare una leggenda metropolitana e sono riconosciuti come『 』(letteralmente “spazio bianco”). L’immersione nel gaming è così parte di loro che considerano la realtà “un gioco scadente”. Tutto cambia quando a contattarli è “Dio” in persona. “Dio” li teletrasporta nella dimensione di Disboard, un altro mondo popolato da sedici razze e dove non esistono guerre. O meglio: ogni conflitto si risolve giocando.
Giusto mix tra comicità e strategia
Da queste premesse nasce un anime davvero unico dove le sfide che i due protagonisti affrontano sono qualcosa di spettacolare. Queste considerazioni non nascono dai soli giochi in sé, per quanto geniali possano essere, ma da un insieme di fattori. In quest’opera vengono infatti magistralmente alternate scene più serie, di ragionamento e introspezione dei personaggi ad altre più comiche o ad altre ancora che, con l’aiuto grafico, diventano epiche.
I personaggi sono tutti originali e ben caratterizzati. Stupisce l’incredibile capacità di Shiro e Sora, i due fratelli, di poter sfruttare il più potente pregio dell’uomo: la debolezza. Pregio? Sì, sembra strano ma quest’anime riesce a far comprendere come la debolezza sia in realtà un grande pregio dell’uomo e che può essere sfruttata addirittura contro coloro che sono nettamente superiori al genere umano. La valorizzazione della sofferenza e della debolezza sono qualcosa di davvero importante, poiché oramai vi è la concezione che la sofferenza sia qualcosa di totalmente negativo… ma d’altronde come si potrebbe apprezzare la felicità se non vi fosse anche la sofferenza?
Impossibile poi non soffermarsi sull’analisi dei giochi che sono affrontati dai due protagonisti. Sfide e ragionamenti alcune volte un po’ astrusi altre volte più semplici, ma mai banali. I colpi di scena che si susseguono uno dopo l’altro rendono il tutto avvincente e imprevedibile.
Fanservice, tra ecchi e non solo
No Game No Life fa solo finta di prendersi sul serio e mira piuttosto ad attirare una certa fascia di utenza. Durante la visione, compariranno varie citazioni di famose proprietà intellettuali, di cui forse la più eclatante è quella de “Le bizzarre avventure di Jojo”. I personaggi secondari, per quanto sopra le righe, non lasceranno mai il segno, risultando solo un inutile presenza harem, priva di qualsiasi peso nella storia, con scarsa valenza comica e fuori dall’obbiettivo romantico. Alcune saranno pure indefinibili, come l’elfa Fi, oppure saranno un pasticcio come la più presente celestiale Djibril, che vuole essere troppe cose, senza per questo far simpatia.
Un altro elemento ben presente è il fattore ecchi. In questo senso le scene sono sempre immerse in un contesto ironico che non le rende mai protagoniste. La cosa strana è che, per quanto la serie potesse godere di personaggi femminili pensati apposta per essere guardati con lascività, invece di giocare sul sicuro, oseranno giocherellare persino con la figura acerba di Shiro, e la cosa potrebbero infastidire più di qualche spettatore.
Colori sgargianti e direzione artistica
Passiamo ora al comparto audio e video. Entrambi eccellenti, soprattutto quest’ultimo. Sia le animazioni che il disegno sono estremamente gradevoli, e del tutto originali. La cosa che principalmente salta all’occhio sono i colori, forzatamente saturi, che si sposano perfettamente con il messaggio che vuole comunicare l’anime: lo stato d’animo dei due protagonisti quando possono giocare.
In conclusione, “No Game no Life” è un anime imperdibile, capace di unire il gusto di un fantasy a quello di una commedia, divertente ed epico allo stesso tempo.
Overlord
Sei un comune impiegato e l’unico tuo divertimento è passare le serate su un MMORPG insieme a tuoi amici. All’improvviso però, i server decidono di chiudere e tutto quello che hai accumulato con grande fatica è destinato a perdersi. Come ultimo gesto allora, decidi di rimanere nel server fino alla sua chiusura. Peccato però che arrivato il momento, tu non esca come prestabilito, ma anzi rimanga bloccato in questo mondo.
In questo anime composto da (per ora) 3 stagioni, prodotto da Madhouse e tratto dalla Light novel di Kugane Maruyama, Momonga (più tardi Ainz Gool Own) cercherà di scoprire di più su questo mondo e cercherà di conquistarlo. Dovrà inoltre fare i conti con un dettaglio: il suo aspetto, infatti, è quello di un enorme scheletro, il quale non potrà mai far prevalere le emozioni del giocatore.
L’anime isekai con protagonista op per eccellenza
La trama si svolge con un intreccio apparentemente semplice, che lascia spazio a sottotrame ben congegnate, per poi convergere a quella principale. La narrazione è ben ritmata e scandita da momenti epici, momenti ecchi di fanservice e momenti di introspezione del protagonista. Infatti, quando parla fra sé, usa la sua vera voce, con un’intonazione vocale tale da sottolineare e diversificare i vari momenti. Da sottolineare qui l’incredibile bravura del doppiatore Hino Satoshi (Sai in “Naruto” fra gli altri), il quale ha un incredibile controllo vocale, con un registro acuto nei panni del giocatore, mentre uno molto più grave quando nei panni di Ainz.
Un particolare notevole è la sua andatura lenta. Non inizia col botto, ma si sviluppa piano piano, dando allo spettatore quella curiosità e impazienza che è appropriatamente ripagata da improvvise scene di azione che, più le guardi, più ti affascinano. È incredibile come s’intreccino scene di pura azione, da riuscire a non farti distogliere lo sguardo neanche per un millisecondo, a scene di normale vita quotidiana o addirittura comiche, facendo sparire tutta la tensione.
Già dai primi passi si può notare come l’anime si discosti enormemente da altre serie del suo genere, “Sword Art Online” su tutti: spariscono infatti le barre della vita dei personaggi, indice che il mondo non sia propriamente lo stesso del videogioco. Su tutti la prima cosa che salta all’occhio è l’umanizzazione del gioco stesso, che finisce non per prefigurarsi come mondo trappola dalla quale uscire, bensì finisce per mostrarsi come un’altra dimensione a tutti gli effetti, autonoma, autosufficiente e viva nelle sue dinamiche.
Un comparto tecnico migliorabile
Per quanto riguarda il comparto visivo non è male, con animazioni fluide durante scene di combattimento e più statiche durante scene di dialogo. Purtroppo c’è un grande uso di CGI che non si amalgama davvero bene al resto di ciò che si vede a schermo. Il comparto audio, invece, è qualcosa di davvero ben curato, soprattutto nei momenti epici e solenni dove la colonna sonora dà il meglio di sé.
Concludendo, “Overlord” è una serie che strizza l’occhio al pubblico degli MMORPG con un’ambientazione fantastica e memorabile, con un protagonista e un cast d’impatto. Porta su schermo i sogni e desideri di tanti nerd, senza scadere però nel trash. Consigliatissimo ai fan del genere, che apprezzeranno la pomposità dell’intera storia, che a tratti sfocerà nell’epica fantasy. Consigliata anche ai più scettici e ai neofiti, che potranno trovare episodi di mazzate e ambientazioni mozzafiato un piacevole passatempo per ammazzare la noia senza dover tenere troppo acceso il cervello. Sicuramente, se avete voglia di un anime isekai con protagonista op, Overlord è sul podio.
That Time I Got Reincarnated as a Slime
Il terzo Isekai in questo articolo è un anime di due stagioni tratto dalla Light Novel di Fuse e prodotto da 8-bit.
Il protagonista di questa storia è Satoru Mikami, un uomo di 37 anni, disoccupato e senza una fidanzata, che dopo essere stato ucciso da un rapinatore in fuga, si ritrova in un nuovo mondo, reincarnato in uno slime cieco, ma con abilità uniche. Con il nuovo nome di “Rimuru Tempest” inizia così la sua nuova vita in un altro mondo dove dovrà affrontare molte sfide ma avrà anche l’opportunità di incontrare un sempre più crescente numero di seguaci.
La trama è piuttosto originale e collega in un buon modo eventi, in un ritmo adatto, nella quale tutto viene sviluppato in un modo che si arrivi a simpatizzare per la maggior parte dei suoi personaggi.
Il cast di personaggi
Rimuru in persona è la star dello show. Questa piccola palla di slime, carina e simpatica, è un bravo ragazzo, piace a tutti gli anime, piace a tutti quelli che guardano gli anime. È il tipo di protagonista ideale che dovrebbe avere uno show e, soprattutto, è originale. Essendo viscido è la ragione principale per cui piace a tutti, è originale, se fosse un semplice ragazzo giapponese adolescente, non sarebbe la stessa cosa
La maggior parte dei personaggi secondari sono fantastici, conosciamo i goblin (che in questo anime sono buoni, a contrario del solito), carismatici e simpatici. La stessa cosa si può dire dei lupi, mentre il leader del gruppo è meno carismatico, anche se piuttosto cool.
Quello di cui parla veramente l’anime è altro: l’evoluzione della civiltà. Nel corso della storia possiamo vedere sempre più razze unirsi al villaggio, che cresce in una città più grande. Assistiamo all’instaurazione della cultura e della diplomazia con le altre nazioni, alla progressione della scienza e delle infrastrutture, alla nascita di un paese indipendente e ai negoziati politici con il resto del mondo per una società fresca e multiforme. E’ tutto molto affascinante da guardare, essendo una cosa così rara da vedere in anime. Non solo è raro, è anche molto più interessante di un gruppo di persone che si nutre del potere dell’amicizia per andare a rovesciare qualche malvagio signore demoniaco o roba del genere.
Dal punto di vista visivo, l’apparato tecnico è ottimo. Si vede il lavoro dello studio 8-bit, che spesso compie degli ottimi lavori. Le animazioni sono spettacolari e con dettagli grandiosi, soprattutto nei combattimenti. I disegni sono molto buoni, cono colori vibranti che si legano molto bene al mondo fantastico.
Questo è tutto: una storia buona, un’arte eccezionale, una musica ok, un grande personaggio e, naturalmente, un grande intrattenimento.
Nel complesso un grande anime con ottimo potenziale.
Cautious Hero
Cautious Hero è un’anime di 12 episodi, prodotto dallo studio White Fox e tratto dalla light novel di Light Tuchici.
La dea Rista evoca un eroe per aiutarla a combattere i mostri in un mondo fantasy che ricorda molto un videogame. L’eroe, Seiya, si rivelerà essere tanto forte quanto cauto, al punto da acquistare sempre tre armature (una da indossare, la seconda di scorta e la terza come scorta della scorta). Inoltre, pur di assicurarsi della morte di un nemico, non esiterà ad utilizzare ripetutamente i suoi attacchi più potenti anche contro i nemici più insignificanti. Questo creerà problemi non solo al Signore dei demoni che dovrà sconfiggere, ma anche ai comuni abitanti di questo particolare mondo.
Una parodia del genere
La trama inizia in modo semplice, come un isekai classico, ma questo è anche normale, dato che essa nasce anche come parodia. Poi le cose cambiano radicalmente, sia nel corso della serie sia soprattutto nella parte finale. Di per sé il tema non è originale: una dea evoca un eroe nel suo mondo per salvarlo. Temi già visti in Konosuba (che tra l’altro è dello stesso autore). Il protagonista dovrà sconfiggere 4 “lord demoni”, ma se ci si aspetta un’anime serio come “The rising Of The Shield Hero”, ci si sbaglia di grosso. L’eroe infatti, come consiglia il tema di quest’articolo, ha degli immensi poteri e questo darà un grandioso stampo comico alla serie .
Seiya all’inizio è molto cauto, ma da questo punto di vista, la sua personalità cambierà un po’ nel tempo. La sua abilità è fin dall’inizio OP, perché è frutto di continui duri allenamenti, che inoltre ha un passato molto cupo. Rista invece, è un personaggio comico che aspetta Seiya per fare battute divertenti e farà delle facce da meme.Verso l’episodio 10-12, il suo sviluppo comincia a brillare.
I personaggi sono una delle cose meglio riuscite della serie, perché riescono a prendere in giro i classici personaggi stereotipati degli isekai, nonostante siano molto di più di una parodia, e questo si vede soprattutto nel finale.
Il comparto tecnico è piuttosto buono. Le animazioni sono di buon livello, soprattutto nei combattimenti, e l’utilizzo della CGI è elevato. L’opening è ottima, così come ci si aspetta da MYTH & ROYD (che hanno contribuito anche ad Overlord), i quali non deludono mai le attese.
In conclusione: un anime molto interessante, non certo un capolavoro, ma un buon anime, che riesce sia a far ridere a crepapelle, che a far piangere. Questa cosa non è facile da fare per un anime: passare da questi due estremi, in modo credibile, cosa che qui riesce benissimo.
Si consiglia caldamente, soprattutto ai fan degli isekai, soprattutto quelli che apprezzano i titoli non banali.
Kenja no Mago
Chi non ha mai desiderato essere educato sin da bambino da un potente mago? Questa è la storia di Shin, un impiegato che, stremato dal lavoro, attraversa inavvertitamente la strada col rosso e è colpito da un veicolo, morendo sul colpo. Lo sfortunato si reincarna in un altro mondo nel corpo di un neonato orfano, il quale viene ritrovato in una foresta dal mago Merlin Wolford, detto il saggio. Il ragazzo viene cresciuto da Merlin come se fosse il suo stesso nipote.
Shin è dotato d’innate straordinarie abilità magiche e sotto la guida di Merlin, acquisisce un enorme potere. Quando però il ragazzo raggiunge i 15 anni, Merlin ammette di avergli insegnato tutto tranne che il senso comune, avendolo allevato in una foresta lontano da coetanei e dalla città. Ora è giunto il momento di far conoscere a Shin la società e di inviarlo all’accademia di magia.
Qualche problema
Il problema principale di “Kenja no Mango” è lo sviluppo della trama che, se ad inizio serie stava decollando, dopo il quinto episodio comincia a fermarsi, per lasciare spazio alle vicissitudini di natura quotidiana di Shin e dei suoi amici, oltre che ai loro miglioramenti nell’utilizzo della magia. Il finale è frettoloso, poco chiaro e non concreto. Ci si può consolare sperando in una seconda stagione, dato il finale comunque aperto (forse troppo). Purtroppo, prende il concetto di un anime isekai con un protagonista op, ma si ferma a quello, senza esplorare nuovi territori e rimanendo mediocre nella sua narrativa.
Parlando dei personaggi (mi limiterò a parlare solo dei principali senza soffermarmi sui secondari, poiché non hanno un particolare impatto), possiamo notare elementi abbastanza interessanti, a partire proprio dal nostro protagonista, Shin: è il classico protagonista overpowered, il quale dimostra un incredibile altruismo, gentilezza e una discreta intelligenza. Insomma un buon protagonista, nulla da dire, nonostante sia un po’ stereotipato.
Dopodiché abbiamo Sicily, ragazza anche lei frequentante l’accademia di magia che nutrirà un certo riguardo nei confronti di Shin. Sicily è molto carina, estremamente timida e, per quanto possa risultare un personaggio piacevole, alla lunga può stancare.
Infine troviamo Maria, ragazza molto vivace nonché migliore amica di Sicily. La sua funzione consiste fondamentalmente nel creare situazioni comiche attraverso Shin e Sicily, che permettono di dare un po’ di brivido all’ anime.
Dal punto di vista tecnico non ci sono particolari problemi: passabile la regia così come il character design. Discrete le animazioni e le ambientazioni. Dal punto di vista sonoro abbiamo una opening senza pretese, per lasciare spazio a un’intrigante ending che però non va a sposarsi con l’andamento dell’anime.
Per concludere, “Kenja no Mago” si può definire come un’occasione sprecata, un’opera che avrebbe potuto dare molto di più, ma che si limita a mostrare il minimo sindacale per la sufficienza.
Articolo a cura di Moli Senpai